24 Aug 2011

Quali lezioni trarre da Ramadan

Perchè si digiuna nel Ramadan, in definitiva a cosa serve?
Per questo articolo mi sono avvalsa del supporto del testo “Le lezioni da trarre dal Ramadân”, scritto da Abdel-Muhsin Al-Abbâd, Tradotto in italiano da: Umm Saad

“Il tuo Signore crea ciò che vuole e sceglie [ciò che vuole].” (Corano XXVIII. Al-Qasas, 68)

Il Digiuno, in arabo “Saum”, è una forma di obbedienza ad Allah, in quanto nel Giorno del Giudizio il genere umano verrà giudicato in base alla devozione nella propria fede in Allah, all’amore che ha nutrito per il Creatore e all’obbedienza che Gli avrà dimostrato durante la propria vita terrena. Dico ‘dimostrato’ perché sebbene l’intenzione sia alla base di tutto ed ogni azione verrà giudicata in base ad essa, il fedele è altresì tenuto a dimostrare quello che intende, a mettere in atto le proprie intenzioni con le sue stessa membra , le sue azioni e le sue parole. L’Islam è una fede che si basa sull’azione, il musulmano è un fedele attivo che si adopera per accrescere la sua fede, aiutare il prossimo e divulgare il messaggio del monoteismo islamico. Anche il Ramadan dovrebbe dunque essere un mese produttivo, in cui operare bene per poter accumulare tante hasanat , cioè ricompense. Tale produttività in materia di buone opere, preghiera, khushu (raccoglimento in reghiera), miglioramento caratteriale (annichilimento del proprio egoismo, accrescimento della propria generosità, annientamento dell’ipocrisia ecc. ecc….) andrebbe poi protratto nel tempo e non meramente finire col compimento del Ramadan.

“Colui che ha creato la morte e la vita per mettere alla prova chi di voi meglio opera.” (Corano LXVII. Al-Mulk, 2)

Col digiuno si imparano tante lezioni di vita.
Il digiuno è una prova di grande umiltà a cui il servo si accinge con l’unico scopo di compiacere il suo Padrone. Avere lo stomaco vuoto aiuta ad osservare il mondo da un’altra prospettiva, a mettersi dall’altro lato, dal lato dei poveri e bisognosi, aiuta sicuramente a pensare…a pensare a tutto quello che si ha e che poteva non esserci destinato, e che non viene mai apprezzato né preso in giusta considerazione.
Il digiuno fa scattare automaticamente una voglia inarrestabile di avvicinamento al proprio Signore, ci si avvicina a Lui di giorno con il digiuno dal cibo, l’eliminazione dei peccati e con la rinuncia ad alcune gioie della vita normalmente permesse, resistere alle quali ci tempra, e ci si avvicina a Lui di notte dedicandosi alla preghiera e alla lettura del Corano.

Ramadan rappresenta il miglior mese per consacrarsi ad ogni forma di adorazione, pregando in orario, accumulando preghiere supererogatorie (volontarie), recitando il Corano, evitando peccati che fanno parte purtroppo delle nostre cattive abitudini quotidiane, migliorando il nostro carattere e compiendo ogni forma possibile di buona azione, ed in particolare donare la sadaqa, una forma di atto caritatevole nei confronti dei più bisognosi. Esso rappresenta un’occasione d’oro per smussare i lati peggiori del nostro carattere in quanto il fedele che digiuna è umile, modesto, egli mostra maggiore reverenza ed è prono a far del bene inshaa’Allah.
Quale essere umano è completamente salvo dallo spettro dell’egoismo, della cupidigia, dell’ipocrisia, chi non mostra debolezza nel commettere ripetutamente dei peccati, nell’andare in collera facilmente, nell’invidiare e criticare gli altri, nella mancata puntualità nella preghiera: ecco allora un’occasione d’oro per sforzarsi di fare il possibile per eliminare o quanto meno smussare questi lati oscuri della nostra personalità e cercare un’espiazione ai propri peccati. Se il nostro sforzo verrà compiuto sinceramente col cuore, a Ramadan concluso, si saranno automaticamente abbandonate tante cattive abitudini, rimpiazzate, a loro volta, da altrettante buone nuove abitudini inshaa’Allah.
Dopo che Allah ebbe prescritto ai servi di digiunare nel mese di Ramadân, il Messaggero di Allah (pace e benedizione su di lui) li incoraggiò a digiunare sei giorni nel mese successivo al Ramadan, quello di Shawâl. L’obiettivo è di beneficiare di una ricompensa maggiore e di offrirci l’opportunità di acquisire gli stessi meriti del digiuno di un anno intero.
Infatti Abu Ayyub al-Ansâri (radiAllahu anhu) riferì che il Profeta (pace e benedizione su di lui) disse:
“Chiunque digiuni il mese di Ramadân, cui faccia seguire sei giorni di digiuno durante il mese di Shawwâl, è come se avesse digiunato un anno intero”.
L’Altissimo dice in un hadith qudsî:
“Tutte le opere dei figli di Adamo gli appartengono, ognuna di essa vale dieci (ricompense), a parte il digiuno che Mi appartiene e di cui Mi riservo la ricompensa.”

Allora quante sono le ricompense del Ramadan?
L’individuo che digiuna sinceramente e per amore di Allah e come forma di obbedienza al suo Creatore, godrà più gioie derivanti dal suo sforzo: per primo la degustazione di cibo e bevande che lo sazieranno e lo disseteranno, e poi dulcis in fundo le ricompense che Allah gli ha serbato e che Solo Lui conosce! Quanto è invece in perdita colui che abbia speso le sue intere giornate del Ramadan fingendo di digiunare, oppure digiunando ma senza la giusta intenzione, non nutrendo un sincero amore per Allah e senza nemmeno offrire una buona azione, quest’ultimo non avrà accumulato nessuna ricompensa di cui poter gioire quando dovrà abbandonare questo mondo: che disgrazia per colui che abbia trascorso vanamente le sue giornate di Ramadan nel compiere ciò che piace al Demonio seguendo le cattive inclinazioni dell’anima!
Il Ramadan è il nostro maestro, il nostro personal trainer che ci insegna cosa ci avvicina a Dio e come possiamo fortificarci nella fede.
Tutto ciò che ci avvicina al nostro Creatore, in modo particolare la costanza negli atti di adorazione, nella lettura del Corano, nelle buone azioni, l’amore per il prossimo, dovrebbero diventare dei nostri punti di forza anche a Ramadan concluso. Mentre dovremmo allontanarci e repellere tutto quello che ci allonta dal Creatore, in modo particolare il seguire soltanto i desideri smodati, adoperare i sensi invece della ragione, pregare senza raccoglimento, l’egoismo, l’ipocrisia, la mediocrità, e le nefandezze nei confronti del prossimo. La costanza rappresenta una delle virtù islamiche maggiormente apprezzate. Compiere, infatti, una buona azione per quanto grande essa possa essere, ma una sola ed unica volta, meriterà di esserne ricompensati una sola volta, ma compierne diverse, costantemente, farà sì che il compiere buone azioni ed essere disponibili con i nostri fratelli e sorelle, diventi un’abitudine, facendo accumulare ricompensa su ricompensa al fedele che attuerà ciò col cuore e per amore di Allah (Che sia Glorificato). Più si compie il bene, più il cuore dell’uomo si purifica e maggiormente trasuda d’amore per Allah. Al contrario più ci si chiude nel nostro egoismo, oppure più si commettono atti empi, più il cuore si indurirà e si macchierà.
Il Ramadan insegna ad astenersi dai peccati, esso è un dovere che il musumano ha per tutta la vita non solo durante il Ramadan. Sarebbe una grande perdita spirituale se, a Ramadan concluso, ci precipitassimo nuovamente verso peccati che Egli ripugna. Bisogna apprendere in questo modo come diventare più forti ed osservanti.
Ultimo ma non in ordine di importanza, va sottolineato che Ramadan non significa soltanto astenzione da cibo e acqua dall’alba al tramonto.
Abu Hurairah (che Allah ne sia compiaciuto) affermò: “Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse: “Se una persona non evita le menzogne e la condotta non sincera, Allah non ha bisogno che egli si astenga dal cibo e dal bere.” (Al-Bukhari). Questo hadith esorta coloro che osservano il digiuno ad osservare tutti i requisisti del digiuno, in altre parole il digiunante non dovrebbe comportarsi in modo tale che, pur osservando il digiuno da un lato, dall’altro non ha timore di Allah.
Tutti i nostri sensi hanno dei divieti durante il Ramadan, ognuno dei nostri sensi ha il divieto di astenersi da quello che è illecito, e di tutto si dovrà rendere conto un giorno:
“Non seguire ciò di cui non hai conoscenza alcuna. Di tutto sarà chiesto conto: dell‟udito, della vista e del cuore.” (Corano XVII. Al-Isrâ‟, 36)

“In quel Giorno, [cioè nel Giorno della Resurrezione] sigilleremo le loro bocche, parleranno invece le loro mani e le loro gambe daranno testimonianza di quello che avranno fatto.” (Corano XXXVI. Yâ-Sîn, 36)

“Il Giorno in cui i nemici di Allah saranno riuniti [e condotti] verso il Fuoco, saranno divisi [in gruppi].
Quando vi giungeranno, il loro udito, i loro occhi e le loro pelli renderanno testimonianza contro di loro, per quel che avranno fatto.
E diranno le loro pelli: ‘Perché avete testimoniato contro di noi?’. Risponderanno: ‘È stato Allah a farci parlare, [Egli è] Colui che fa parlare tutte le cose. Egli è Colui che ci ha creati la prima volta e a Lui sarete ricondotti.’ ”
(Corano XLI. Fussilat, 19-21)

Abu Hurairah (che Allah ne sia compiaciuto) affermò: “Il Messaggero di Allah (pace e benedizione su di lui) disse: “Quando il fedele osserva il digiuno, non dovrebbe adoperare un linguaggio osceno né dovrebbe alzare la voce; e se qualcuno lo ingiuria e cerca di litigare con lui, egli dovrebbe dirgli: Sto digiunando”(Al-Bukhari e Muslim)

L’individuo è tenuto a preservare la propria lingua dal pronunciare volgarità o dal calunniare gli altri; egli è altresì tenuto a preservare il suo sesso o le sue mani dal commettere degli atti vietati, le sue orecchie dall’udire cose illecite prestando attenzione a ridicole discussioni, i suoi occhi dal guardare cose non permesse. I nostri sensi devono essere adoperati solo per cose lecite e dovranno essere preservati fino alla morte, se Dio vuole il fedele obbediente che dimorerà in Paradiso potrà godere di tutti i piaceri e i doni che Allah l’Altissimo gli ha preparato.

Che Allah accetti il nostro digiuno amin

Ogni errore concettuale e' solo dalla mia ignoranza

No comments:

Post a Comment